Approccio

Approccio sistemico relazionale

Con il termine psicologia sistemica si è soliti fare riferimento a quel complesso di ipotesi e ricerche che, nel tentativo di superare l'ottica centrata esclusivamente sull'individuo tipica della psicologia tradizionale, fanno riferimento alla teoria generale dei sistemi di Ludwig von Bertalanffy e alla cibernetica per lo studio della comunicazione e, dunque, della psicologia[1].

Gli autori principali che hanno fondato questo orientamento, a partire dalla fine degli anni '50 al Mental Research Institute di Palo Alto (v. anche Scuola di Palo Alto), sono Paul Watzlawick e Gregory Bateson[2][3].

Le caratteristiche principali di tale approccio teorico sono l'importanza data alla comunicazione ("è impossibile non comunicare" secondo uno degli assiomi della comunicazione di Paul Watzlawick[4]), e il concetto di sistema. Il sistema può essere definito come un insieme di parti che costituiscono tra loro relazioni tali che il comportamento di esse risulti influenzato dal legame in cui sono coinvolte. I sistemi sono differenti dalla somma delle loro parti, e l'analisi delle singole parti non porterebbe alla comprensione del sistema. Pertanto, oggetto di studio della psicologia, e in generale delle scienze naturali, devono essere i sistemi e non le singole unità che li compongono[5].

In psicoterapia la teoria sistemica ha dato vita all'approccio sistemico-relazionale, in cui l'individuo è visto come parte integrante dell'evoluzione del sistema familiare di cui fa parte.

 

 

APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE NEUROPSICOLOGICO INTEGRATO

Si tratta di un approccio globale alla diagnosi ed al trattamento dei disturbi psicopatologici e neuropsicologici. La sua forza sta nell’integrazione della Terapia Cognitiva con i principi e i metodi delle neuroscienze.

In questo contesto si intrecciano discipline come la psicologia, la neuroanatomia, la neurochimica, la neurofisiologia, la neurobiologia e il neuroimaging, sulla base di numerose ricerche che evidenziano i rapporti tra la dimensione mentale e quella cerebrale.

L’aumentare dell’aspettativa di vita e l’anticiparsi dell’esordio di problematiche cliniche come ictus, sclerosi multipla o trauma cranico, ha condotto inevitabilmente alla realizzazione di interventi che garantissero il maggior recupero possibile delle funzioni lese. Queste possono essere motorie e linguistiche e, più difficili da identificare, cognitive. Quello che facciamo con l’approccio cognitivo – neuropsicologico integrato è convogliare l’attenzione sullo studio e sulla ricerca di conoscenze e protocolli di valutazione mirata e di riabilitazione efficaci, sia sul piano psicologico che su quello cognitivo.

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